lunedì 24 gennaio 2011

Palazzo Farnese

Stamattina ho visitato Palazzo Farnese, presso cui è stata allestita una mostra che cerca di ricostruire parte della originaria collezione (quadri, sculture, gioielli antichi) dei Farnese. La mostra e il palazzo saranno aperti fino ad Aprile (http://www.mostrapalazzofarnese.it/).
Siamo entrati con lo sconto Feltrinelli, dieci euro, più 1.50 euro di prevendita che dal sito ufficiale si intuiva obbligatoria (i biglietti sono stati acquistati presso Melbookstore che è anche punto vendita TicketOne). Le audioguide sono gratuite. Le foto non sono permesse... ma gran parte delle opere esposte provengono dal Museo Nazionale di Napoli e da quello di Capodimonte, dove le foto sono permesse. 

Entriamo nel cortile interno dove dall'audioguida veniamo a sapere che il progetto del palazzo appartiene ad Antonio da Sangallo su commissione del cardinale Alessandro Farnese (il futuro Papa Paolo III). Successivamente è subentrato Michelangelo, che ha inquadrato gli spazi secondo una simmetria scandita da mezze colonne, architravi e cornici tra le quali si intravede molto chiaramente il giglio, simbolo dei Farnese. 
Prima di entrare nell'edificio ci soffermiamo ad ammirare la qui posta statua dell'Apollo citaredo, all'epoca chiamata Roma triumphans, prestata dal Museo Nazionale di Napoli.  

Saliamo al primo piano -ammiriamo lungo il percorso due sarcofagi- e qui dapprima visitiamo una raccolta di quadri che illustra i membri della famiglia Farnese e fornisce testimonianze degli ospiti accolti nei tempi andati dal palazzo, tra cui gli ambasciatori di Francia. E' la galleria dei padroni di casa: spicca il ritratto di Tiziano di Paolo III, ma a me piace anche l'Elisabetta Farnese di Jean Ranc. 
Attraversiamo il museo farnesiano, organizzato in tre sezioni  (busti di filosofi, busti di imperatori e Veneri): si tratta di tre ambienti dove vengono raggruppate le statue collezionate originariamente dai Farnese e che appartennero a questo luogo prima che passassero ai Borbone di Napoli e quindi approdassero al Museo Nazionale di Napoli. Dapprincipio osserviamo una serie di busti di imperatori romani, poi la Sala dei Filosofi, dove vediamo Euripide, Omero, Socrate. 


L'imponente Atlante Farnese; la bellissima Venere callipigia di età adrianea, o "dalle belle natiche", che dall'audioguida apprendiamo essere stata molto popolare in passato. Inoltre questa Venere è stata collocata accanto al quadro "Venere con satiro e due amorini" di Annibale Carracci, cosa che secondo quanto dice l'audioguida riflette l'originaria disposizione. Il quadro ritrae Venere celeste, come simboleggiano le perle tra i capelli e le margherite nel margine inferiore (simboli di purezza), difesa da Anteros che cerca di proteggerla dal Satiro e da Eros, l'amore passionale, presente nella parte inferiore e sinistra del quadro. 



Dal museo farnesiano si accede a quello che io considero il "pezzo forte", ciò per cui vale la pena pagare il biglietto. C'è un piccolo vestibolo dove sono raccolti i disegni preparatori della galleria che ci apprestiamo ad ammirare: la Galleria dei Carracci. E' veramente spettacolare: siamo stati un pezzo ad ammirare tutta la volta affrescata (una ventina di metri di lunghezza e sei-sette di larghezza). Al centro c'è Il trionfo di Bacco e Arianna (la scena intendeva celebrare le nozze di un Farnese), dove entrambe le Veneri, terrestre e celeste, trovano spazio; proseguendo verso destra scene di amori mitologici che terminano il giro con Giove e Giunone, una scena quindi di amore coniugale. Dall'audioguida apprendiamo che la chiave per comprendere l'affresco è data dagli angoli, in cui una coppia di Eros e Anteros combatte e si riconcilia: un invito ad armonizzare gli istinti sensuali nell'unione coniugale. Alle pareti, decorazioni dipinte si alternano a statue di divinità greche. La galleria è bellissima e ben illuminata, l'atmosfera è magica. Una dama con unicorno è dipinta sopra l'ingresso: uno dei simboli dei Farnese. 



Entriamo adesso nei camerini, una successione di piccoli ambienti dove sono raggruppati le monete e i gioielli antichi collezionati dai Farnese, un'armatura, lo "Studiolo Farnese", un mobile che dall'audioguida viene definito come una piccola architettura con cassetti visibili e altri segreti.  
Uno di questi ambienti è il camerino dell'Ercole, stanza del Cardinal Odoardo Farnese e prima fra le sale affrescate da Annibale Carracci, espone ora la tela originale dell'Ercole al Bivio che si ammira sul soffitto.

Infine si entra nella pinacoteca, anche questa divisa in tre sezioni: i quadri, i disegni preparatori (l'audioguida dice che tantissimi erano i disegni preparatori qui selezionati in numero di quattro, che venivano ricercati in quanto testimonianza della prima scintilla di creazione, dell'atto dell'artista), gli arazzi (ce ne sono due, enormi, del quindicesimo secolo e bellissimi). Tra i quadri: opere di El Greco, Cristo e la Cananea di Annibale Carracci. Quello che più mi ha colpito è il ritratto di Clemente VII di Sebastiano del Piombo, dove -sempre secondo l'audioguida- vengono sottolineate le occhiaie e l'aspetto consunto dalla preoccupazione per aver assistito al Sacco di Roma. Presente anche una copia di Marcello Venusti della Cappella Sistina, che ci è utile per capire i colori originali dell'opera magna di Michelangelo. 



Abbiamo finito il giro, manca solo il grande Salone, a cui si accede oltrepassando due statue di Daci prigionieri che sono state qui poste secondo l'originaria collocazione. Il Salone d'Ercole è enorme e dal soffitto altissimo, dovuto a un intervento michelangiolesco. Qui è stato collocato l'Ercole Farnese; una serie di testimonianze sulla vita del palazzo nel passato (uso di macchine pirotecniche per le feste, la corsa dei tori); un camino spettacolare, con ai lati le colossali statue della Pace e dell'Abbondanza; infine un calco in gesso dell'Uomo che cammina di Rodin, statua pensata originariamente per il cortile interno del Palazzo. 
Manca solo la sala dei Fasti farnesiani, ma ci si accede solo nei week-end. 
Torniamo a casa con gli occhi sbriluccicosi per le cose che abbiamo visto *__*,