domenica 27 aprile 2014

LIBERTY - UNO STILE PER L'ITALIA MODERNA

Proseguirà fino al 15 Giugno 2014 la mostra a Forlì, allestita nel complesso dei Musei San Domenico, dedicata al Liberty, ossia quello che mi piace definire il sogno breve della Belle Époque, il tentativo della borghesia di esprimersi in uno stile moderno e accessibile a tutti. Definito Art Nouveau in Francia e Belgio, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea, Modern Style nei paesi anglosassoni, si articola tra la fine dell'Ottocento e l'inizio della Grande Guerra. I temi più frequentati sono la donna, i fiori (stile floreale) e la linearità (stile lineare) come interprete di una poetica nuova, ma anche il sogno, l'utopia e il limite; tutto questo sviluppato in senso trasversale alle varie arti, comprendendo anche e soprattutto le cosiddette "arti applicate".

Il percorso muove dal precedente dei Preraffaelliti: il quadro d'apertura è La principessa Sabra di Burne-Jones, di cui la guida si sofferma a sottolineare i fiori dello sfondo, tratto in comune con Fiore di vita di Carpanetto. Il tema è quello della Primavera nella sua declinazione botticelliana: stile floreale e stile lineare cominciano a esprimersi.



La sala seguente è dedicata all'esposizione d'Arte Decorativa Moderna del 1902 a Torino, testimonianza della fiducia nel futuro dell'epoca. Leonardo Bistolfi ne cura il manifesto, raffigurante giovanette danzanti nella primavera, i cui veli formano la parola ARS. La danza è oggetto di rappresentazione pure ne La danza delle ore di Previati. Compaiono i primi vasi liberty. Avanzano i putti e i giovanetti festanti verso la Primavera: dei numerosi esempi presenti in sala, valga per tutti il Fregio per la Casa del Popolo di Giulio Aristide Sartorio.






Lo stile si propaga anche in architettura, come documentano in mostra i progetti per edifici a esso ispirati di Ernesto Basile e Raimondo D'Aronco. E viene adottato soprattutto nella grafica: in Italia si diffondono le riviste d'arte illustrata come "Novissima" e "L'Italia Ride", echi delle storiche "Jugend" di Monaco e "Ver Sacrum" di Vienna. Appartengono a questa sala: Aubrey Beardsley (Isolde e Figura femminile in abito nero); Gustav Klimt (Nudo femminile); Francesco Nonni (Sirena); Sartorio (Fata Morgana).









Documentata in una sala l'esperienza di Baccarini: Autoritratto frontale, La donna, Testa di donna. Alla stesso territorio si rifà Orazio Toschi (Re Enzo).




Dilaga il nuovo stile nella pubblicità, come testimoniano i manifesti di Leopoldo Metlicovitz (Distillerie Italiane, Madama Butterfly), Giuseppe Palanti (Francesca Da Rimini, Isabeau) e altri.





Un settore della mostra è dedicato ai materiali, al vestiario e ai merletti, vetri e mobilio in stile liberty. Sono presenti gioielli e oggettistica. Ecco una porta di Luigi Fontana.


Al secondo piano ci attende il mito rivisitato. Forse è la parte più impressionante della mostra: già mentre saliamo le scale, infatti, ci vengono incontro i pannelli di Sartorio per il ciclo decorativo "Poema della Vita Umana", realizzato per la Biennale di Venezia e articolato nelle tematiche La luce, Le Tenebre, l'Amore e la Morte. Qui sono riuniti i 3 pannelli relativi alle Tenebre. La tecnica è olio ed encausto, proprio quell'antica tecnica romana che consiste nello sciogliere la cera nei colori. Piuttosto facile vedere nei corpi l'influenza michelangiolesca. La copia della Menade danzante introduce gli altri esemplari riuniti in una grande sala: Max Klinger (Tritone e Nereide) e ancora Sartorio (il bellissimo La Sirena e Pico re del Lazio e Circe di Tessaglia, a ricordarci che il pericolo viene dal mare e si riveste di forme sinuose); Ettore Tito (Amore e le Parche); Franz Von Stuck (Oreste e le Erinni); Alois Delug (Le Norme); Luigi Bonazza (Trittico di Orfeo).







Di nuovo rivisitato il mito della Primavera: Galileo Chini (Primavera classica); Gaetano Previati (Il Sogno) e ancora indagata la donna: trittico di Kienerk (L'Enigma Umano: il Dolore, il Silenzio, il Piacere); Domenico Gatti (Purità); Adolfo De Carolis (Ritratto di Lina De Carolis); Giovanni Segantini (L'Angelo della vita). Rappresentata la scultura con Pietro Canonica, Leonardo Bistolfi, Gaetano Cellini ed Emilio Quadrelli, nonché la ceramica.





Le ultime sale sono ancora dedicate alla figura femminile (due per tutte: La passeggiata al Bois de Boulogne di Giovanni Boldini e Bice: iridescenza di una perla di Filadelfo Simi) e ai paesaggi e le vette innevate (Emilio Longoni: Ghiacciaio).



Il terzo piano raccoglie esempi degli arazzi di Vittorio Zecchin (I Re magi) e i suoi vasi a murrine, la sedia e il paravento di Giovanni Segantini, gli ultimi bagliori di Sartorio e De Carolis: degno coronamento di questa immersione totale nella Belle Époque.



lunedì 21 aprile 2014

ANDY WARHOL "VETRINE" al PAN di NAPOLI



Andy Warhol in mostra al PAN di Napoli fino al 20 Luglio 2014. Le opere testimoniano vari periodi dell'attività artistica e lavorativa di Warhol: si comincia dalle vetrine da lui allestite, si prosegue con la sua attività di grafico e di pubblicitario. Sono esposte le cover di LP disegnate e progettate da lui, tra cui alcune “gimmick cover": quella dei Rolling Stones "Sticky Fingers", che presenta una vera cerniera e soprattutto "The Velvet Underground & Nico" del 1967, che presenta una banana gialla, in realtà un adesivo: una volta sbucciata delicatamente come lo stesso autore suggerisce, compare una banana rosa. 
Se state pensando male, state pensando bene. 




Poi si passa ai suoi famosi ritratti, per realizzare i quali partiva da polaroid, alcune delle quali presenti in mostra. Presenti anche le polaroid scattate a Napoli, dal momento che Warhol si è recato più volte nella città partenopea. In maggioranza i ritratti sono serigrafie e acrilici. Una stanza è dedicata al camouflage. 




In una sala è riunito il trittico che riproduce la prima pagina del Mattino del 24 Novembre 1980, all'indomani del terremoto dell'Irpinia. La prima è la riproduzione su grande scala del giornale, la seconda è una tela ottenuta spalmando di bianco la notizia, la terza è virata in nero, come a sottolinearne la drammaticità.


Non possono mancare all'appello le famose Marilyn e le scatolette Campbell firmate da Warhol e disegnate su supporti vari, come carta o borse di tela. 




L'ultima sala è quella che raccoglie otto varianti del Vesuvio realizzate da Warhol nel 1985 in occasione della mostra Vesuvius by Warhol, tenutasi al Museo di Capodimonte.