domenica 6 maggio 2012

Museo d'arte orientale Giuseppe Tucci

Situato in via Merulana, il Museo d'arte orientale Giuseppe Tucci ospita una temporanea con vari pezzi sull'iconografia degli dei indiani. Ecco Shiva e Parvati (Yuzo Takada approva). 



Ed ecco la dea madre nel suo aspetto "Durga". 


Ma il Museo ha -chiaramente- anche una collezione permanente. Ci raggiunge la guida che illustra la prima stanza del museo, organizzato in senso spaziale e cronologico: prima le regioni del vicino Oriente, poi l'India e infine Corea, Cina e Giappone, dal pezzo più antico al più recente. Sono qui raccolti tra gli altri i pezzi dell'orientalista Giuseppe Tucci. 
Aggiunge inoltre che il Museo è allestito all'interno di Palazzo Brancaccio, di cui ci viene narrata una breve storia, focalizzando in particolare la vicenda di Elizabeth Field, sposa di Salvatore Brancaccio, appartenente a una nobile famiglia napoletana. La Field era ricca ma non nobile e per non sfigurare si inventò uno stemma, raffigurante spighe di grano, ispirate dal suo cognome.
Nella prima sala sono raccolti reperti dall'Iran, del terzo e secondo millennio a.C. Ci viene mostrato il vasellame: gli esemplari più arcaici sono policromi, quelli più recenti invece risultano più semplici, per poter essere prodotti in serie, con pochi minuti di tornio veloce, e forse essere gettati dopo un po' di tempo. 


Seguono oggetti di uso quotidiano, come i pestelli e gli oggetti ricavati da materiali come la pietra, la corniola, l'alabastro. Sono presenti anche resti di tessuti e di legni, provenienti dal sito di Shahr-I Sokhta, antico insediamento che ha subito degli incendi prima di essere abbandonato definitivamente. I pezzi sono stati trovati dall'IsMEO (oggi IsIAO), fondato dallo stesso Tucci. Importanti anche i lapislazzuli, provenienti dal sito indicato.




Ecco dei piccoli vasi tripodi, con ceramica dipinta e incisa, seguiti da esempi di oreficeria e armi.  


Olla con versatoio antropomorfo, dall'Iran centrale (primo millennio a.C.) e vasi teriomorfi (fine II millennio a.C.).


Risalgono al I millennio questi terminali in bronzo raffiguranti il "Signore degli animali", che strizza gli animali nocivi e salva quelli che possono giovare all'uomo. 


Il "Signore degli animali" è presente anche in questi sigilli risalenti al secondo millennio. 


Ci occupiamo adesso dei Parti, il popolo che più diede filo da torcere ai Romani, dal III secolo a.C. al III secolo d.C. Le tracce dell'influenza greca (risalenti alla conquista di Alessandro Magno) permangono nei rhyton, assieme a motivi zoomorfi della cultura di appartenenza. Anche questo rilievo funerario di Palmira presenta elementi comuni alle due culture (il panneggio sottile è motivo greco). Seguono esempi di oreficeria.


Entriamo nella sala dedicata all'Arte Islamica: dopo i Parti e i Sasanidi, ecco avanzare l'Islam.
Esempi di ceramiche invetriate a colature (X sec.) e invetriate policrome.  


La scrittura araba diventa motivo decorativo. Nella prima c'è scritto un aforisma sul tema della ricchezza, nella seconda l'equivalente del nostro "buon appetito". 


Ecco la ceramica invetriata a impasto artificiale.


Spariscono le raffigurazioni degli esseri viventi, per essere rimpiazzati da motivi geometrici.


Orecchini ed elementi di armatura (elmo e scudo) in acciaio (Iran XVIII secolo). 


Segue l'arte del Gandhara: i reperti sono stati ricavati da una spedizione dell'IsMEO in Pakistan.


Bellissimo questo rilievo con suonatrice di liuto e danzatrici, in schisto, risalente al II-IV secolo d.C.
La guida ci fa notare come questo rilievo sia stato concepito per essere visto spostandosi intorno a esso, secondo una prospettiva che viene definita volvente. In effetti muovendoci da destra a sinistra nuovi particolari si impongono alla nostra attenzione.



Ecco i bodhisattva, tra cui Maitreya. I bodhisattva intraprendono il loro cammino spirituale per aiutare gli esseri umani a raggiungere l'illuminazione.

Esempi di mandala del Tibet.




Il bodhisattva Padmapani, in lega metallica con pietre dure e turchesi (XI-XII secolo) e un bodhisattva femminile.

Importanti per il Tibet sono il te' e le teiere.


Ecco infine una stupa, attorno alla quale ripercorriamo le testimonianze del cammino del Buddha. C'è tutta la sua storia, dalla sua nascita in poi.


Entriamo nella sezione dedicata al Giappone e alla Cina. Sono qui riuniti vari esempi di ukiyo-e, le "immagini del mondo fluttuante". Nella stessa stanza, un arazzo raffigurante nove draghi della Dinastia Ming (Cina, 1368-1644).



Uno specchio del V secolo a.C. e le monete a forma di coltello e vanga.


 Esempi di oreficeria. La seconda foto mostra una collana di madreperla e fibra vegetale dell'isola di Luzon.


Entriamo infine nella sala più bella: è la camera da letto dei Brancaccio.




Qui sono raccolti oggetti dalla Cina, in giada e avorio. Ecco una coppia di vasi decorativi a forma di fenice, del secolo XVIII.



Porcellane del tipo "Imari" e Ming. 


Questa è solo una parte di ciò che contiene il museo, che val bene una o più visite.

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