domenica 21 dicembre 2014

I bassifondi del Barocco. La Roma del vizio e della miseria

Fino al 18 Gennaio 2015 sarà possibile visitare a Villa Medici, vicino Piazza di Spagna, la mostra I bassifondi del Barocco - La Roma del vizio e della miseria (ingresso gratuito tutti i Giovedì, dalle 17.00 alle 19.00). 

La mostra comincia con introdurre la cosiddetta scuola dei Bamboccianti, attiva a Roma nel Seicento. Nelle loro tele grande protagonista è la taverna e tutto quanto a essa si può associare: il vino, la sfrenatezza, il mancato senso del limite, la libertà che solo Bacco è in grado di donare. 
Il banchetto è lo sfondo ideale della gioia che degenera in rissa e in eccesso. Ecco Bartolomeo Manfredi (Bacco e un ubriaco); Giovanni Lanfranco (Venere maschile, alias Giovane nudo sul letto con un gatto); Jan Both (Festa e rissa presso l’Ambasciata di Spagna a Roma); Roeland van Laer Bentvueghels (In una taverna romana)



Nulla si nasconde degli aspetti più triviali dell'esistenza, come il gesto della fica (il pollice tra indice e medio), qui raffigurato da un anonimo della cerchia di Bartolomeo Manfredi (Bravo che fa un gesto volgare). 


Nella taverna, oltre al vino e all'ubriachezza, è facile trovare chi è dedito al gioco, momento ideale per attuare una truffa ben congegnata, come illustra Pietro Paolini in I Bari o Vouet nella Buona ventura. Oppure si ascolta della musica (Nicolas Tournier, Un concerto). 



Sfilano immagini di pitocchi, di eterne zingare con figlio in braccio, di mendicanti senza un domani (Jusepe de Ribera, Mendicante). 


La povertà e la miseria si annegano nel vino (Bartolomeo Manfredi, Riunione di bevitori), ma la presenza della morte non si stordisce, anzi più chiaramente si avverte, e nella taverna la gioia cede il posto alla malinconia (Valentin de Boulogne, Un concerto). 


Anche gli scherzi si fanno tremendi e tristi: il bell'addormentato si sveglierà quando esploderà il petardo che qualcuno gli mette sotto il naso, come rappresenta con efficacia Nicolas Regnier nello Scherzo di Carnevale. In taverna c'è anche il pastore innamorato che cerca lenimento alle sue sofferenze (Bartolomeo Cavarozzi, Il Lamento di Aminta). 


L'ultima sala è dedicata al paesaggio; qui scene degradanti di prostituzione hanno come sfondo le magnifiche rovine della città eterna. Questa esposizione preziosa e imperdibile così giunge al termine. 

domenica 7 dicembre 2014

The Art of Norman Rockwell

La mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell comprende più di cento opere dell'artista, in esposizione dall’11 Novembre 2014 all’8 Febbraio 2015 presso Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra. 
Si inizia con The Family Tree, dove viene rappresentata la storia dell'America divisa in due rami, il Sud e il Nord, che si riuniscono nell'immagine di un monello dai capelli rossi. Rockwell ha utilizzato lo stesso modello per quasi tutti i volti maschili. 


Segue la collezione delle 323 cover originali della rivista generalista Saturday Evening Post. Rockwell studiava ogni composizione con cura, dal momento che si calcolava occorressero tre secondi appena perché una cover catturasse l'attenzione del lettore. Faceva diversi bozzetti a matita prima di realizzare l'originale che era a olio e in grande formato, per permettergli di curare nel dettaglio tutti i particolari che desiderava. La collezione è impressionante perché documenta un'inventiva senza pari. Colpisce anche l'atmosfera gioiosa e scanzonata dei soggetti, considerando che quelli erano gli anni della Grande Depressione...







Il ritorno a casa per Natale (Christmas Homecoming) raffigura la famiglia di Rockwell e l'uomo di spalle è il figlio più grande. L'autore utilizzava modelli anche e soprattutto per i bambini, cui dava una paghetta per convincerli a posare il più a lungo possibile. 


Il Critico d'arte mostra uno studente intento a esaminare la colorazione del quadro che vuole riprodurre, mentre i personaggi di un altro quadro sembrano guardarlo con stupore. Rockwell ha studiato varie possibilità per l'espressione della signora raffigurata nel primo quadro, perché fosse il più buffa possibile. 
La ragazza che legge il post è un gioco illusorio: la ragazza è probabilmente più giovane, a giudicare dall'abbigliamento, della foto dell'attrice che sembra la sua testa ed è invece una cover del Post. Dalla dedica in basso, scopriamo che l'originale è stato regalato a Walt Disney. 



Bellissimo il Triplo ritratto, dove l'artista ritrae se stesso tre volte. Da notare il fumo che esce dal secchio in basso, allusione all'incendio che scoppiò in uno degli studi utilizzati nel corso della sua carriera, a causa della cenere lasciata cadere su un divano. Da notare anche i quadri di Durer, Van gogh e Picasso, suoi referenti in pittura. 


Poi è la volta del Mercante di ottoni e del notevole The Runaway, con il ragazzino fuggiasco che immaginiamo recuperato in tempo dal poliziotto. 


Segue una carrellata degli adorabili monelli di Rockwell: Vietato nuotare, la Scoperta e La ragazza allo specchio: quest'ultimo cattura l'inquietudine di una ragazzina che si interroga sul suo futuro. 



Il ragazzo nella carrozza ristorante ci dice qualcosa della mania da perfezionista dell'autore, che ha fatto ricostruire una vecchia carrozza nel suo studio e chiesto a un autentico cameriere di fare da modello. Il bambino è uno dei figli di Rockwell stesso. 
Vivaci e dinamici Gossip, La giornata di una ragazza e Andata e ritorno


 

Chiudono la mostra i quadri ispirati a temi meno spensierati, dalla solidarietà simboleggiata da uno scout soccorritore ai ritratti dei presidenti, Kennedy fra tutti. 


Era ormai il tempo della guerra e del discorso delle Quattro Libertà di Roosevelt, che Rockwell interpretò in modo magistrale. L'assassino a sfondo razziale è protagonista di Murder in Mississippi, mentre la vittoria sull'odio razziale è rappresentata nel famoso The Problem We All Live With, dove una bambina nera è costretta a essere scortata per poter andare a scuola. Sarà sola per tutto l'anno, dal momento che i genitori dei suoi compagni per protesta faranno restare i figli a casa. Quest'ultimo quadro chiude significativamente l'esposizione. 





domenica 3 agosto 2014

Giardino di Ninfa

Nei pressi di Norma e Sermoneta c'è il Giardino di Ninfa, aperto pochi giorni all'anno. Si può visitare solo accompagnati, la visita dura circa un'ora e mezza e si articola lungo un percorso parziale, ricoprendo il giardino ben otto ettari. Ninfa era un centro abitato già in epoca romana, ma vede il suo apice in età medievale, dove il suo destino si lega a quello della famiglia Caetani, seguiti ai Frangipane nel governo del luogo. Qui venne incoronato papa Alessandro III, inviso a Federico Barbarossa, nella chiesa di S. Maria Maggiore, di cui oggi restano solo delle rovine. Così come in rovina sono gli antichi mulini, un castello e altri edifici. Ciò che resta è il giardino all'inglese, che raccoglie una grande varietà di piante e alberi: betulle, cipressi, faggi, pini. Presenti piante orientali, come un gruppo di bambù dalla Cina e un acero giapponese. Nel giardino scorre anche il fiume Ninfa e vari ruscelli. 
L'atmosfera romantica non sarebbe dispiaciuta a Keats e Shelley.