lunedì 4 ottobre 2010

ROMICS 2010

2 Ottobre 2010
Io oggi sono troppo felice, anche se stancherrima, ma chi se ne... sono felice ;__;
Romics di Sabato è molto meglio di Domenica, d'ora in poi cercherò di andarci di Sabato o in un giorno che non sia Domenica...
Intanto ho trovato il gashapon di Garakame che mi mancava per completare il set... la Maya che sgomma sangue, percossa dalla Tsukikage!
Ecco due immagini dalla mini-mostra dedicata a Oscar.
Poi in uno stand dal nome "Fiori di Ciliegio", dove ho ravanato per un'ora, sono riuscita a trovare un artbook della Satonaka molto bello e che neanche sapevo esistesse: è una raccolta di sue illustrazioni a colori, credo siano una trentina. Trenta euri... poi un altro artbook che è una raccolta di illustrazioni di shoujo mangaka degli anni Settanta e Ottanta... c'è la Hagio, la Takemiya, l'Ikeda, la Toshie Kihara, la Miuchi, la Yamagishi, la Ooshima... è come un "album" dei ricordi e costava 24 euro, ma me lo sono fatto scontare a 20 perché era il secondo artbook che prendevo nello stesso stand, poi ne ho preso anche un terzo di Akimi Yoshida che mi ha venduto a pochi euro perché senza cover e rovinato. Avevano un saaacco di bella roba, per esempio  più di un artbook di Tezuka e l'artbook "Passé composé" della Takemiya che però costava sessanta euro e soprattutto aveva immagini che già avevo in altri artbook, perciò l'ho lasciato. Erano specializzati nel vecchiume e nel vintage... davvero molto interessanti.
Ecco foto scattate all'artbook della Satonaka, precedute da una foto che raccoglie le cover dei volumi acquistati.

Ecco un paio di foto tratte dall'artbook-album di ricordi, seguite da due foto dell'artbook di Akimi Yoshida, che è il making dell'OAV "Bobby's Girl". Gli artbook della Yoshida sono sempre molto interessanti dal punto di vista grafico.

Poi ho trovato gli arretrati di Lamù che mi servivano per completare finalmente la serie... e il DVD di Black Jack "La sindrome di Moira", che io ho in VHS, in offerta a 5 euro. C'era la Yamato che faceva l'offerta di Lucca, cioè 3 dvd box a 100 euro... ma non ne ho approfittato... anche se c'erano dei bei box, come quello di Ransie.
L'unica "fregatura" -ma fregatura volontaria- è stata la bambola della Sega di Lady Oscar... volevo qualcosa di Oscar e l'unica cosa papabile era quella. C'erano stand che la vendevano a trenta euro ma io l'ho trovata a meno... e l'ho presa. Non è fatta molto bene, ma l'idea di Oscar che annusa la rosa mi ha attratto. Ecco la foto di Oscar, e a seguire i gashapon che mi sono piaciuti (ma che non ho comprato). La Zaffirona avrei voluto comprarla. Era in coppia con Tink.
Cosplayer ce n'erano ma non sono riuscita a fare tante foto, intanto perché volevo vedere tutta la mostra e per vederla bene ci ho messo 3-4 ore, fino a pranzo, poi perché dopo aver mangiato un panino al formaggio mi restava solo il pomeriggio, e il pomeriggio era prenotato per l'Ikeda!

Alle 3 e mezza è cominciato l'omaggio all'Ikeda: il tutto si è svolto in un padiglione a parte, il 13. C'era un grande schermo dove hanno proiettato estratti da "Francoise - Versailles Rock Drama", il "musicazz" ispirato a Lady oscar... sul palco c'erano gli attori che hanno improvvisato dal vivo i passaggi più salienti... tra loro c'era anche l'amiciana Valeria Monetti, ma non ho capito in che ruolo. Ora: non so se fossero loro dei cani o l'acustica da schifo o entrambe le cose ma vi giuro che io sentivo solo urla... non ho capito una parola, tranne l'assolo di Maria Antonietta perché sullo schermo scorrevano le sue parole.
A fine spettacolo (una mezz'ora) l'interprete di Oscar ha portato una rosa bianca a una spettatrice in prima fila: era Riyoko Ikeda, che poi è salita sul palcoscenico e ha fatto la sua conferenza, dicendo tante cose significative. Comunque tutto il suo discorso era volto a esortarci a prendere in mano la nostra vita, a determinare il nostro destino, come Oscar -che è il suo modello e un po' la sua proiezione-, visto che dopo i quarant'anni ha deciso di cambiare vita per studiare canto lirico.
Le hanno fatto un mucchio di domande, alcune un po' imbarazzanti, ma lei se l'è cavata sempre egregiamente: è una star. Quando ho visto la Hagio la parola che mi veniva in mente era "autorevolezza" e poi "dignità", ma con l'Ikeda la parola è stata "fascino". Dopo ciò lo show è continuato con I Cavalieri del Re che hanno cantato "Caro fratello", sigla italiana, e "Lady Oscar" oltre che "Calendarman" e "Una spada per Re Artù", poi ancora un omaggio dei cantanti del musical all'Ikeda, poi interventi di una storica che ha illuminato sui retroscena dell'opera, una costumista che ci ha parlato dei costumi del Settecento francese e un maestro d'armi che invece ci ha edotto sulle armi che poteva usare Oscar.
Erano le 5 e mezzo e l'Ikeda si è alzata per la sessione di autografi... finora era stato tutto bello, nonostante qualche scivolone all'italiana dovuto al pubblico che idiotamente si metteva lungo i luoghi di passaggio -eravamo un migliaio, credo-, però nessuno era stato pressapochista: la presentatrice e gli ospiti erano tutti informati, avevano letto tutti l'opera e hanno supportato l'Ikeda egregiamente.
E invece ora: la mangaka si alza perché non può fare gli autografi lì, visto che il palco serve al galà di doppiaggio, perciò cammina lungo tutto il padiglione dall'altro lato, dove la rinchiudono in una stanza tipo bunker. La gente la segue in processione, e io spero non si spaventi perché siamo troppi ma per fortuna è abituata ai bagni di folla... quella matta qualche giorno prima ha sfilato a Piazza del Popolo vestita da Maria Antonietta... peccato non averlo saputo prima.
Ci affolliamo di fronte alla stanzetta e qui fa mostra il genio degli italiani: il luogo si trova proprio tra l'ingresso del padiglione e le scale mobili... avete idea di cosa succede? Le scale mobili non si possono fermare perciò la gente che ci sale sopra non ha poi lo spazio per uscirne e si cappotta dentro e fuori il mucchio che sta lì per l'Ikeda! Un incubo per la sicurezza. Complimenti ai geni, anche perché -come se non bastasse- nessuno -a parte me e qualcun altro dall'orecchio buono, che aveva ascoltato dall'altoparlante la mattina che per gli autografi dell'Ikeda bisognava prenotarsi nel padiglione 13- era prenotato per l'autografo! In pratica tutta quella gente era ammassata lì per niente, dal momento che solo chi si era prenotato -ed eravamo un centinaio, io ero tra gli ultimi!- sarebbe stato accontentato. Lì trovo Emi e Claudia, che non si erano prenotate e allora mi danno un artbook da far firmare all'Ikeda. La fila dura... due ore. In mezzo al caos perché la gente non vuole convincersi che non avrà l'autografo dell'Ikeda e rimane lì piantonata!! Giustamente dicono che a Lucca era stato diverso e per esempio con Akemi Takada tutto ciò non era successo... e infatti non capisco neanch'io perché abbiano trovato un sistema tanto becero, anche per chi poveraccio doveva chiamare più volte i nomi dei predestinati in mezzo al macello della folla e della gara di doppiaggio che si svolgeva sul palco a noi antistante.
Dopo due ore chiamano il mio nome ed entro nella stanza dei segreti... qui trovo un'amica di mia sorella all'ambasciata giapponese, la quale mi dice che poteva farmi entrare prima, se solo avesse saputo... peccato. L'Ikeda è gentilissima con tutti, mi fa l'autografo sul fumetto di Berubara scrivendoci il mio nome e per fortuna firma e basta sull'artbook (senza scriverci il mio nome! Se no povera Claudia, l'artbook era suo!), poi si fa fare una foto con ognuno di noi (di chi aveva la macchinetta, e io ce l'avevo!), perciò ora ho una foto con l'Ikeda, e vi giuro che c'erano ragazze che piangevano come fontane per l'emozione! Pure io a stento ci credevo^^.
Finalmente sono uscita e ho dato l'artbook a Claudia, contenta, ma in effetti non le ho detto della foto: avevo paura che si sarebbe dispiaciuta.
Sono tornata a casa verso le nove di sera... che giornata piena e appagante.
Dovrebbero essere tutte così ;___;.

mercoledì 25 agosto 2010

Un giorno a Firenze

Il 21 Agosto -Sabato- si decide per un giro andata-ritorno a Firenze.
Cosa fare in circa 7 ore? Eliminati gli Uffizi -che da soli avrebbero richiesto tutto il tempo disponibile- si opta per un giro in città, stabilito in 3 tappe. 
Prima tappa: chiaramente, essendo immediatamente fuori alla stazione, è Santa Maria Novella, definita da Michelangelo "la mia sposa" per la bellezza degli ornamenti. Il biglietto è intorno ai 3 euro. E' una chiesa molto suggestiva, che custodisce piccoli tesori come la Trinità del Masaccio, un cristo in legno del Brunelleschi (che fu realizzato per emulazione di quello di Donatello conservato nella Chiesa di Santa Croce), gli affreschi di Filippino Lippi nella Cappella Strozzi e uno stupendo ciclo di affreschi del Ghirlandaio presente nel coro. Queste sono in effetti le cose che mi sono piaciute di più, ma nella Chiesa è possibile trovare altri affreschi e sculture nelle cappelle interne e nei chiostri (in realtà ne abbiamo potuto visitare soltanto uno, non abbiamo capito se gli altri fossero visitabili). All'interno non è possibile fare foto, perciò ecco qui la sola facciata. 
Proseguiamo per il Duomo, il Battistero e il Campanile di Giotto. Scartiamo subito il Campanile per pigrizia: non ci va di fare piu di 400 scalini per arrivare in cima. Optiamo per il battistero (prezzo 4 euro) e prendiamo l'audioguida (in 2 sono 2.50). Ci viene illustrata la storia del battistero e il suo significato: la pianta ottagonale rimanda all'ottavo giorno, il giorno della resurrezione, della nuova vita che comincia col battesimo. Spettacolare il mosaico a fondo dorato presente sulla cupola: il Cristo separa i buoni dai cattivi. Alla sua destra perciò le gerarchie angeliche, sotto di lui i morti risorgono, alla sua sinistra il Giudizio Universale. Nel cerchio superiore, storie di Maria, Cristo e la Genesi. Veramente bellissimo. Tre porte ha il battistero, realizzate una da Pisano e 2 da Ghiberti, di queste ultime due una è detta "del Paradiso" ma non ha le formelle originali, custodite nel museo del Duomo, che sono perciò sostituite da copie.
Adesso è il momento del Duomo: l'ingresso è gratuito e si possono fare foto, come già nel Battistero. L'ambiente è magnifico ma confesso di preferire di gran lunga S. Maria Novella e Santa Croce per l'atmosfera più raccolta. 
Ciò che più mi piace è l'affresco di Paolo Uccello, l'affresco di Domenico di Michelino sulla Divina Commedia di Dante e l'imponente ciclo di affreschi sul Giudizio Universale presente sulla cupola, del Vasari e Zuccari. 
 
 
Seconda tappa: Piazza della Signoria. La piazza è bellissima e gremita di gente. Nell'ordine nelle foto: Palazzo Vecchio, fontana del Nettuno, Giuditta e Oloferne di Donatello (è una copia), il Perseo di Cellini (^.^), David di Michelangelo (è una copia), Ercole e Caco di Bandinelli.
La bellissima Loggia dei Lanzi! Nell'ordine: Il ratto delle Sabine del Giambologna, Menelao che regge Patroclo, Ercole e il Centauro del Giambologna, il Ratto di Polissena di Pio Fedi. Una veduta dalla Loggia e un particolare, infine un particolare del basamento del Perseo del Cellini (mia opera preferita tra tutto il ben di Dio che qui si trova).
Terza e ultima tappa: Basilica di Santa Croce, che contende a S. Maria Novella il podio della mia preferita! All'ingresso, dall'alto della sua colossale statura, ci sorveglia un severo Dante. 
E, dopo aver perlustrato le cappelle (purtroppo l'altare principale, con le storie della Vera Croce, ci è precluso perché in restauro), dove non possiamo non notare due cicli di affreschi di Giotto (uno dei quali in restauro) e il già citato Cristo ligneo di Donatello, nonché una splendida "Annunciazione" dello stesso Donatello, passiamo in rassegna le tombe in questo luogo raccolte. 
Ugo Foscolo, Gioacchino Rossini, Machiavelli e Alfieri. Un'epigrafe nel basamento della tomba di Machiavelli recita "TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM", perché nessun elogio può rendere giustizia a un nome così grande. E di fronte alla tomba dell'Alfieri, non si può non ricordare i Sepolcri!
(Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando;)

Dopo un ricco pulpito, ecco il cenotafio di Dante (privo delle ceneri del poeta, che riposa a Ravenna), la spettacolare tomba di Michelangelo, che riunisce in sé Pittura, Architettura e Scultura a piangere per la morte dell'Artista, la tomba di Niccolini che una nota ci informa come possibile ispirazione per la Statua della Libertà di New York, la tomba di Gino Capponi, di Galileo Galilei.  Chiude il giro la tomba di Leon Battista Alberti, e una veduta interna della Basilica. 
Dirigiamo i nostri passi lontani da questo luogo troppo coinvolgente mentre ricordiamo ancora i "Sepolcri," è impossibile non pensarci!
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte.  
Un ultimo sguardo a Ponte Vecchio, poi torniamo a casa.
Alla prossima!