La mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell comprende più di cento opere dell'artista, in esposizione dall’11 Novembre 2014 all’8 Febbraio 2015 presso Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra.
Si inizia con The Family Tree, dove viene rappresentata la storia dell'America divisa in due rami, il Sud e il Nord, che si riuniscono nell'immagine di un monello dai capelli rossi. Rockwell ha utilizzato lo stesso modello per quasi tutti i volti maschili.
Segue la collezione delle 323 cover originali della rivista generalista Saturday Evening Post. Rockwell studiava ogni composizione con cura, dal momento che si calcolava occorressero tre secondi appena perché una cover catturasse l'attenzione del lettore. Faceva diversi bozzetti a matita prima di realizzare l'originale che era a olio e in grande formato, per permettergli di curare nel dettaglio tutti i particolari che desiderava. La collezione è impressionante perché documenta un'inventiva senza pari. Colpisce anche l'atmosfera gioiosa e scanzonata dei soggetti, considerando che quelli erano gli anni della Grande Depressione...
Il ritorno a casa per Natale (Christmas Homecoming) raffigura la famiglia di Rockwell e l'uomo di spalle è il figlio più grande. L'autore utilizzava modelli anche e soprattutto per i bambini, cui dava una paghetta per convincerli a posare il più a lungo possibile.
Il Critico d'arte mostra uno studente intento a esaminare la colorazione del quadro che vuole riprodurre, mentre i personaggi di un altro quadro sembrano guardarlo con stupore. Rockwell ha studiato varie possibilità per l'espressione della signora raffigurata nel primo quadro, perché fosse il più buffa possibile.
La ragazza che legge il post è un gioco illusorio: la ragazza è probabilmente più giovane, a giudicare dall'abbigliamento, della foto dell'attrice che sembra la sua testa ed è invece una cover del Post. Dalla dedica in basso, scopriamo che l'originale è stato regalato a Walt Disney.
Bellissimo il Triplo ritratto, dove l'artista ritrae se stesso tre volte. Da notare il fumo che esce dal secchio in basso, allusione all'incendio che scoppiò in uno degli studi utilizzati nel corso della sua carriera, a causa della cenere lasciata cadere su un divano. Da notare anche i quadri di Durer, Van gogh e Picasso, suoi referenti in pittura.
Poi è la volta del Mercante di ottoni e del notevole The Runaway, con il ragazzino fuggiasco che immaginiamo recuperato in tempo dal poliziotto.
Segue una carrellata degli adorabili monelli di Rockwell: Vietato nuotare, la Scoperta e La ragazza allo specchio: quest'ultimo cattura l'inquietudine di una ragazzina che si interroga sul suo futuro.
Il ragazzo nella carrozza ristorante ci dice qualcosa della mania da perfezionista dell'autore, che ha fatto ricostruire una vecchia carrozza nel suo studio e chiesto a un autentico cameriere di fare da modello. Il bambino è uno dei figli di Rockwell stesso.
Vivaci e dinamici Gossip, La giornata di una ragazza e Andata e ritorno.
Chiudono la mostra i quadri ispirati a temi meno spensierati, dalla solidarietà simboleggiata da uno scout soccorritore ai ritratti dei presidenti, Kennedy fra tutti.
Era ormai il tempo della guerra e del discorso delle Quattro Libertà di Roosevelt, che Rockwell interpretò in modo magistrale. L'assassino a sfondo razziale è protagonista di Murder in Mississippi, mentre la vittoria sull'odio razziale è rappresentata nel famoso The Problem We All Live With, dove una bambina nera è costretta a essere scortata per poter andare a scuola. Sarà sola per tutto l'anno, dal momento che i genitori dei suoi compagni per protesta faranno restare i figli a casa. Quest'ultimo quadro chiude significativamente l'esposizione.
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