Interessante la mostra sugli anni Settanta a Roma, al Palazzo delle Esposizioni fino al 2 Marzo 2014.
Il percorso inizia con una raccolta fotografica dedicata a due mostre nella capitale degli anni Settanta: Contemporanea e Vitalità del Negativo, quest'ultima allestita proprio nel Palazzo delle Esposizioni.
La prima opera appartiene a Gino De Dominicis: Il tempo, lo sbaglio, lo spazio, del 1969. Uno scheletro (vero) indossa dei pattini a rotelle: l'uomo, prendendo atto che il suo tempo non è infinito, si muove nello spazio più velocemente possibile. Ma anche il suo spazio non è infinito, da qui lo sbaglio e la riflessione sull'immortalità che anima l'artista.
Il percorso inizia con una raccolta fotografica dedicata a due mostre nella capitale degli anni Settanta: Contemporanea e Vitalità del Negativo, quest'ultima allestita proprio nel Palazzo delle Esposizioni.
La prima opera appartiene a Gino De Dominicis: Il tempo, lo sbaglio, lo spazio, del 1969. Uno scheletro (vero) indossa dei pattini a rotelle: l'uomo, prendendo atto che il suo tempo non è infinito, si muove nello spazio più velocemente possibile. Ma anche il suo spazio non è infinito, da qui lo sbaglio e la riflessione sull'immortalità che anima l'artista.
Una prima sala è dedicata alla Carne/Immaginario: Burri incontra De Chirico, di cui Il poeta e il pittore ricorda il linguaggio metafisico e la doppia autocitazione, quella dei manichini e del quadro alla parete. La guida sottolinea l'ambiente angusto e la maggiore attenzione alla parte superiore del corpo dei soggetti, essendo quella inferiore relegata in secondo piano. Paolini con Mimesi anticipa il tema della sala seguente: il doppio. Nell'era della riproducibilità dell'arte, ci si chiede cosa sia l'arte stessa.
Il doppio: doppio autoritratto nelle foto di Luigi Ontani, come Pinocchio e come Dante. E chi ritrae chi nella sequenza di Carlo Maria Mariani, Mengs, Maron, Mariani, 1974?
Nella sala dedicata a L'altro, l'opera d'arte richiede la collaborazione del fruitore che da passivo diventa attivo. Sarà pertanto invitato a scrivere cosa evidenzia l'oggetto d'arte chiamato "evidenziatore", oppure a estrarre delle asticelle metalliche da contenitori, modificando l'opera d'arte stessa.
Il linguaggio: ecco Vincenzo Agnetti e il suo Libro dimenticato a memoria, dove le parole del libro sono assenti. Joseph Konuth ci pone davanti una sequenza di orologi: solo se ci soffermeremo a guardarli, ci accorgeremo che uno di questi, il 2.2, è fermo. Qual è il tempo giusto? Probabilmente nessuno di questi segna l'ora esatta, il tempo lo portiamo con noi, non è negli orologi.
Sergio Lombardo, in Progetto di morte per avvelenamento, ci invita a leggere la lettera solo dopo aver ingoiato il veleno che l'accompagna.
Nel Sistema, si ripete un unico elemento-base per creare un sistema ogni volta diverso, una sorta di molecola dell'arte. Spazio al "pettine" di Capogrossi, a Enrico Castellani (Superficie bianca, 1976). Il disegno si fa scultura con Marisa Merz (Senza titolo). Un'ultima grande sala riassume i temi affrontati: All è il tema, infatti.
Qui il piano di Kounellis attende che qualcuno esegua la musica prevista, qui possiamo giocare con Alighiero Boetti a Mettere al mondo il mondo nella sua Mappa ricamata a mano su lino.
Quelle qui elencate sono solo alcune delle opere presenti in mostra.